2007_L’URBANISTICA IMPERFETTA: Il piano urbanistico comunale di San Mango Piemonte (SA)

“…Io credo di essermi davvero esaurito fisicamente camminando in questi paesaggi, provando e visitare ogni loro punto, parlando a tutti i loro abitanti, raccogliendo tutti i loro nomi, tutta la loro storia, la geologia, la botanica.”

“…Ci sono così tanti insetti e uccelli, così tanti brandelli di storia e storie e leggende e pietre e rovine; e tutti chiedono a gran voce di essere inseriti nel libro. E poi c’è molta gente di cui ho sentito oppure letto: sono come tanti fantasmi, vogliono tutti una parte nella recita, …”

“…Sono interessato a questa grande tensione, ed essa in ultima analisi rappresenta il mio modo di esprimere la straordinaria ricchezza della realtà.”

Intervista a TIM ROBINSON, domus 886, novembre 2005

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Per un piccolo Comune, come San Mango Piemonte, poco più di duemila persone, cominciare ad elaborare il Piano Regolatore, attraverso le classiche analisi o ricorrendo all’esempio di qualche Piano emblematico non ci ha convinto dall’inizio.

La domanda ricorrente che ci siamo posti è: come si fa urbanistica in un piccolo comune?

La pianificazione non può e non deve essere una legge da applicare o parametri da elaborare, serve un approccio progettuale e nelle piccole realtà un fare da laboratorio o meglio da bottega. Alle analisi e agli studi specialistici, alle teorie o ai teoremi serve sostituire, forse, un fare da artigiano.

All’inizio abbiamo organizzato un seminario, al quale ha anche partecipato il dirigente di un “piccolo” comune del Nord.  Ma poco o niente di interessante è venuto fuori.

Abbiamo cercato la strada dell’incontro diretto con la gente o meglio una strada che permettesse di rivelare indizi o di trovare tracce di lavoro. Una strada che aiutasse anche il Sindaco ad esprimere e ad esprimerci la sua idea di nuova comunità, di nuova (o rinnovata) identità. Ma un Sindaco, a volte, ha solo una vaga idea, una aspirazione, una immagine ideale, un anelito, ha una sensibilità politica, una concretezza politica che lo porta a cercare risposte immediate alle piccole richieste. Quando cerca aiuto ad un tecnico non si aspetta la soluzione dei problemi, cerca, piuttosto, un aiuto ad esprimersi, un aiuto a dar forma ai propri pensieri. E così sono nate delle passeggiate domenicali per il paese e per i quartieri, mutuate dalle passeggiate a Sarno organizzate da Stefano Boeri per il nuovo Piano Regolatore Generale. L’ipotesi era quella di incontrare la gente, ascoltarla e registrare i bisogni reali, le piccole richieste. Ma a volte il camminare è diventato un raccontare del Sindaco, un suo parlare, quasi che il passo lento e l’atteggiamento un po’ contemplativo, pieno di soste e di indugi per scrutare il paesaggio, alimentasse e stimolasse la parola. Un po’ come quando si cammina con un amico, non si resta a lungo in silenzio, il passo accende il parlare, e se questo non diventa disputa ma ascolto dell’altro, oltre la parola detta, allora è possibile che si aprano nuovi pensieri e nuove evidenze. O come nell’insegnamento, sostenuto dalla voglia e dalla gioia di insegnare, la parola pronunciata e lasciata un po’ in sospensione sembra a volte aprire il pensare, da sola, a nuove riflessioni o a nuove domande.

Abbiamo camminato da ottobre 2005 a febbraio 2006, tutto l’inverno, tutte le domeniche. Ci siamo fatti strada. Senza sapere bene quello che cercavamo. Camminando in maniera irrequieta e inquieta. Urbanisti di strada. Armati di un piccolo registratore per documentare, riscrivendo tutto pedissequamente e riflettendo sulle cose dette, accompagnati da un amico fotografo che ha preso appunti ed annotato, con immagini, gli incontri, le passeggiate e i luoghi.